CURRICULUM VITAE

Attività Clinica – libero professionale presso proprio studio privato 
Orientamento Psicoanalitico

2023 collaboro con la Procura in qualità di Consulente Tecnico

Maggio 2023 ad oggi presiedo al tavolo tecnico gruppo di lavoro di Psicologia Giuridica dell’ordine degli Psicologi delle Marche

Novembre 2022 ad oggi collaboro con il Ministero di Giustizia in qualità di esperto ex art. 80 Psicologo presso la Casa Circondariale di Forlì.

Gennaio 2020 ad oggi Specializzanda presso SPPR Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica sede di Ravenna 

Febbraio 2020 ad oggi tirocinio in qualità di specializzanda presso SPDC e CSM Area Vasta 1 di Pesaro                                         

Settembre 2019 – settembre 2020. Tirocinio professionalizzante ai sensi del D.P.R. 328/2001 presso UOC Fragilità adulti e minori, distretto di Pesaro – Area Vasta 1 – Area Disciplinare Psicologia Clinica e Psicologia Generale.
L’attività si è concentrata prevalentemente sulla valutazione delle capacità genitoriali e relativa relazione finale da produrre al Tribunale Ordinario o al Tribunale per i Minorenni; inoltre, la valutazione delle capacità genitoriali ai fini dell’Istituto dell’affido  e dell’adozione. Colloqui clinici in situazioni di disagio adolescenziali in famiglie problematiche; valutazione e osservazione delle dinamiche interpersonali di coppia coniugale e genitoriale. Osservazione degli incontri protetti con attenzione alle dinamiche intervenute nelle interazioni triadiche. Incontri con équipe multidisciplinare per la discussione di casi clinici. Somministrazione dei principali test di personalità e strumenti psicodiagnostici utili per la valutazione del livello cognitivo.

2017 – 2019  Corso di laurea Magistrale in Psicologia Clinica presso Università Carlo Bò di Urbino.
Tesi: inflazione diagnostica: controversie teoriche sulla normalità e sulla patologia in psicologia clinica

 

Sett 2019 – Novembre 2019 Tirocinio di 250 ore pre – lauream presso UOC Fragilità adulti e minori distretto di Pesaro e UMEA– Area Vasta 1 – Prevalentemente focalizzato sulle problematiche inerenti la genitorialità, valutazione delle competenze genitoriali, inoltre, osservazioni cliniche e psicodiagnostiche in soggetti fragili a partire dall’età della scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado (UMEE) al fine di rilevare situazioni a rischio e attuare gli interventi necessari secondo una prospettiva multilivello. Utilizzo dei principali strumenti psicodiagnostici, sia attraverso test reattivi, test attitudinali che test
di personalità.


2014 – 2017 Corso di laurea triennale in “Scienze e Tecniche Psicologiche” presso Università Carlo Bò Urbino.
Tesi di ricerca: la mentalizzazione nei DCA.
Tirocinio di 250 ore pre – lauream presso CSM e DCA Area Vasta 1 – Pesaro   


2011 – 2013 Corso di alta formazione per Mediatore familiare presso la Facoltà di Giurisprudenza Università Carlo Bò di Urbino (corso accreditato AIMeF 155/2001) Diploma di Mediatore Familiare AIMeF. Il conseguimento del titolo ha conferito l’abilitazione all’esercizio della professione e l’accesso all’iscrizione AIMeF

Ottobre – novembre 2011 Per la durata di 54 ore presso la Facoltà di Giurisprudenza Carlo Bò Diploma di Mediatore Civile e Commerciale ai sensi del D.lgs. 28/2010.


Febbraio – giugno 2011 Corso di perfezionamento in Modelli e strumenti di valutazione e prevenzione dei rischi psicosociali e nei luoghi di lavoro. Della durata di 70 ore presso Università Carlo Bò di Urbino.
Tesi: Performance aziendale e individuale. Un’indagine sociologica per lo studio dello stress lavoro correlato.


2009 – 2011 Corso di Laurea Magistrale in Sociologia della Multiculturalità, presso Università di Urbino Carlo Bò.
Dottore magistrale in Sociologia della Multiculturalità con valutazione 110/110 L
Tesi di ricerca: Immigrazione e salute. Una ricerca socio antropologica in un servizio pediatrico
ospedaliero.


2006 – 2009 Corso di Laurea triennale in Sociologia presso Università di Urbino Carlo Bò. Dottore in Sociologia.

Curriculum: Logiche sociali e organizzative dell’economia e del lavoro.
Tesi di ricerca: la relazione medico paziente nella società̀ funzionalmente differenziata.

IL MIO APPROCCIO

METODO DI LAVORO: PSICOANALITICO

Il metodo Psicoanalitico è l’unico che consente di accedere agli strati più profondi della psiche. Non sono previste “interviste” ma il paziente è libero di dire (e non dire) ciò che vuole. La Psicoanalisi non crede che i sintomi siano frutto del caso ma che essi potranno esprimere messaggi precisi e attraverso la comprensione degli stessi promuove l’accettazione di sé e va a cercare di tollerare quello che accade rispetto ai propri vissuti. 
Freud parla di determinismo psichico:

  • nella mente nulla avviene per caso; nessun accadimento psichico si verifica indipendentemente da altri. Ogni evento psichico è collegato casualmente ad altri che lo hanno preceduto e che esso precede. Ogni fenomeno psichico non si verifica per caso ma ha un suo preciso significato.

  • qualora certi fenomeni psichici sembrino privi di significato o non collegati ad altri, si ipotizza che-  
    il loro significato sia fuori dalla consapevolezza del soggetto, cioè inconscio.

La profondità del lavoro conduce verso cambiamenti profondi e stabili nel tempo.
Il modello “a tre scatole” prevede tre contenitori o meglio tre livelli di analisi.

Nella prima scatola, l’inconscio passato ha un contenuto orientato soltanto al passato e rappresenta il bambino dentro l’adulto. Esso si situa fuori del campo esperienziale; è primitivo, ma non si limita alle pulsioni. Consiste di fantasie inconsce, con aspetti difensivi, di rassicurazione, di soluzione di problemi. I desideri che provengono dalla prima scatola sono perentori e diretti alla ricerca di soddisfacimento nell’ottica esclusiva del passato. Una prima censura, tra prima e seconda scatola, è concepita come analoga alla barriera repressiva di Freud.

Nella seconda scatola, l’inconscio presente ha un contenuto orientato al presente. Contiene anch’essa fantasie inconsce, con aspetti difensivi, di rassicurazione, di soluzione di problemi, ma tali fantasie qui sono sotto l’influenza delle richieste del presente, non più solo nell’ottica esclusiva del passato. Il confine tra inconscio passato e inconscio presente è regolato da affetti di pericolo e
dolore, che sono stati associati alla repressione e allo splitting e che richiedono quindi modifiche delle fantasie proprie dell’inconscio passato che le rendano idonee all’inconscio presente. Nella situazione clinica, modifiche di tal genere sono esplicitate attraverso il transfert. La seconda censura, tra seconda e terza scatola, è essenzialmente devoluta ad evitare sentimenti di vergogna, imbarazzo o umiliazione.

Nella terza scatola, la coscienza si situa e si apre nel mondo esterno, rendendo i propri confini permeabili (verso l’esterno). Dal modello così brevissimamente riassunto emergono almeno due aspetti clinici particolarmente importanti, che da un lato illuminano la vocazione psicoterapeutica, dall’altro orientano la ricerca in un sistema concettuale pur articolato e complesso:​

  1. Il contenuto della prima scatola, del tutto inaccessibile alla coscienza, perché al di fuori del1.  
    campo esperienziale, è immodificabile per via diretta; esso può essere modificato invece in via 
    indiretta, per quel tanto che la psiche adulta adatta i derivati dell’inconscio passato nell’inconscio 
    presente;

  2. Di conseguenza, il materiale nella seconda scatola può essere reso appropriatamente accessibile, a 
    patto e nella misura in cui il terapeuta riesca ad aiutare il paziente ad oltrepassare la seconda 
    censura, mettendo a disposizione un’atmosfera di tolleranza, accettazione e benevolenza che 
    indebolisca l’inibizione costruita sui sentimenti d’imbarazzo, di vergogna e di umiliazione.

Joseph Sandler ha sempre sottolineato con forza, nel suo insegnamento, la parte giocata dai sentimenti di benessere e sicurezza nella regolazione dei meccanismi di funzionamento mentale. Ogni individuo costruisce i suoi specifici mezzi di confronto con le minacce costituite dalla perdita della speranza, al fine di mantenere dei sentimenti di sicurezza adeguati. In quest’ottica quindi le manifestazioni sintomatiche possono essere intese come tentativi individuali di procurarsi uno scudo protettivo allo scopo di mantenere un’esperienza di equilibrio psichico; è quando un lavoro di tal genere fallisce che il paziente viene spinto alla terapia. Di conseguenza, lo scopo del trattamento psicoterapeutico psicoanalitico è, per Sandler, di aiutare i pazienti ad accettare ciò ch’è in prima istanza inaccettabile, le parti infantili che hanno fatto insorgere conflitti dolorosi. Si tratta di una impostazione che ha una posizione centrale nell’attività di insegnamento e supervisione: “…non tutti gli analisti potrebbero completamente condividere le affermazioni di Freud che l’analisi aspira a rendere conscio l’inconscio o a rimpiazzare l’Es con l’Io. La nostra opinione, forse piuttosto idiosincratica, è stata esposta come segue: l’analista mira ad aiutare il paziente ad accettare, alla fine del processo analitico, i suoi aspetti di desiderio infantile che hanno suscitato conflitti dolorosi e che sono diventati una minaccia nel corso del suo sviluppo. L’analista dunque persegue l’obiettivo di condurre il paziente a tollerare i derivati di queste parti di sé che sono presenti nel suo pensiero e nelle sue fantasie consce. Per dirla in un altro modo, lo scopo analitico fondamentale è condurre il paziente a “diventare amico” delle parti precedentemente inaccettabili di sé stesso e a convivere con le fantasie e i desideri in precedenza minacciosi. Fare ciò significa che l’analista deve procurare, per mezzo delle sue interpretazioni e del modo in cui le porge, un’atmosfera di tolleranza verso tutto ciò che è infantile, perverso e ridicolo, un’atmosfera che il paziente può rendere parte del suo proprio atteggiamento nei confronti di sé stesso e che può internalizzare unitamente alla comprensione che ha raggiunto nel suo lavoro con l’analista”

(Joseph ed Anne Marie Sandler, 1984).